Innamorati del territorio

Don Omobono Piotti (1863-1916)

 

Nacque il 1° maggio 1863, all’una del pomeriggio, a Eto e battezzato il giorno successivo a Lavone dal Parroco Don Lorenzo Zanetti, nome che egli conserverà sempre nel cuore con riconoscenza infinita.

Omobono, ogni giorno da fanciullo, partiva da Eto per andare al Santuario o a Lavone a seguire la Santa Messa. Frequentò la scuola elementare e il catechismo a Lavone insieme a colui che diventerà Padre Natale.

Da giovane frequentò il ginnasio del Rev. Viotti ad Avano e, grazie alla sua serietà e al suo impegno, fu sostenuto moralmente e materialmente sia dal parroco che da altre persone benefiche quando dopo aver superato brillantemente il ginnasio, chiede di essere ammesso al Seminario.

A Avano e in Seminario, Omobono Piotti ebbe indistintamente la fiducia dei suoi superiori e la generale simpatia dei compagni, perché univa all’intelligenza una grande bontà di cuore ed un inesauribile senso dell’umorismo. Egli era sempre a capo delle combriccole innocenti che divertono tanto la gioventù. Buono e gioviale per natura, accettava di rappresentare tutte le parti, pur di stare allegro e tenere allegra la brigata. Un giorno, era già chierico teologo, i compagni, con un cerimoniale fastoso di panneggi ridicoli e di canti buffoneschi, ma ben preparati, lo incoronarono loro patriarca. Egli accettò tutto e tenne un discorso applauditissimo. Da quel giorno, finché visse, per i suoi confratelli rimase sempre il patriarca!

Ordinato sacerdote il 21 settembre 1889, fu nominato Economo Spirituale a Pezzoro, dove rimase come parroco per 18 anni. Ne godettero di questa destinazione tutti i parroci dell’Alta Valle, da Inzino a San Colombano, frazione di Collio V.T., che subito iniziarono ad invitarlo come predicatore nelle loro parrocchie. Quando vi aveva predicato una volta, erano i parrocchiani a esprimere con insistenza il desiderio di udirlo ancora. Ma soprattutto furono felici gli abitanti di Pezzoro. Fin dai primi incontri, Don Omobono per loro non fu semplicemente il sacerdote eloquente, bravo, mite e soave che tanto fascino esercitava su quanti lo avvicinavano e lo udivano, ma fu subito il padre sensibilissimo alle loro gioie, ai loro bisogni e ai loro dolori.

Quando Don Omobono si allontanava da Pezzoro per predicare altrove, si assicurava che fosse sostituito da un altro buon prete, in modo che nulla mancasse ai suoi parrocchiani della necessaria assistenza religiosa; inoltre, procurava ai Pezzoresi, nei periodi più opportuni dell’anno, molti confessori e valenti predicatori, che altrimenti in una piccola parrocchia come Pezzoro mai si avrebbe potuto sperare.

 

 

I suoi condiscepoli di Seminario, disseminati nella pianura e nelle valli bresciane, lo fecero conoscere in tutta la diocesi invitandolo come predicatore di Santi Esercizi e di Sante Missioni.

I Pezzoresi si gloriavano di tanto Pastore, e ne beneficiarono anche materialmente, perché mai come in quegli anni personalità e famiglie scelsero come stazione di cura climatica Pezzoro, attratte anche dalle qualità affascinatrici di colui che presiedeva la parrocchia.

Il paese, su suggerimento del Parroco, aveva cambiato volto: sempre pulito e lindo, durante la stagione estiva sembrava voler gareggiare con le grandi borgate. La chiesa, poi decorata da Giuseppe Trainini e riccamente arredata, era diventata un gioiello. Nessun altro Parroco avrebbe potuto ottenere a Pezzoro ciò che ottenne Don Omobono Piotti.

Dopo 18 anni come parroco a Pezzoro, nel dicembre 1907 fu trasferito a Manerbio, con nomina di Arciprete, dal Vescovo che non accettò rinunce come aveva fatto in passato con lo stesso Don Omobono. Egli infatti sembrava essere destinato alla Parrocchia di Azzano Mella prima e di Pezzaze dopo (dove era stato nominato già da tempo Economo Spirituale). Così Don Piotti, non solo dovette lasciare Pezzoro, ma dovette andarsene dalla sua valle.

La cura di Pezzoro gli aveva lasciato tempo di occuparsi anche della storia della sua Valle. Di tutta la Valle aveva interrogato persone, rovistato archivi, raccolto cimeli, documenti. Durante l’Economato di Pezzaze, incaricò il suo chierico Giovanni Maria Bontacchio fu incaricato di copiare l’originale di alcuni importanti documenti sulla chiesa di San Zeno, che diede alle stampe nel 1905.

La seconda pubblicazione di Don Piotti risale al 1907 (“Cronache Triumpline n.1, Lavone Brescia”) a cui ne seguirono molte altre tra cui, le più curiose sono: Cimmo di Valtrompia (1909) e San Carlo in Valle Trompia (1910).

A Manerbio forte si faceva sentire in quel cuore nobilissimo la nostalgia della sua terra, della sua Valle, dei suoi studi, di tante persone e cose e lo rendeva mesto il pensiero della nuova responsabilità intesa come la intendeva lui e cioè di darsi tutto a tutti i suoi nuovi parrocchiani come aveva fatto a Pezzoro.

Cercò comunque di concludere gli studi storici iniziati dandoli in parte alla stampa e cominciò ad occuparsi della storia antica e recente della sua nuova e più grande famiglia parrocchiale.

Lo si vide in occasione di un incidente ferroviario, da cui fu salvo per miracolo. Quante dimostrazioni, individuali e collettive, da parte del suo popolo! Ed egli non finiva di ripeterle commossi agli amici quelle care dimostrazioni. Ma intanto si premeva il petto. E il gesto tradiva il male che dopo qualche mese, il 6 aprile 1916, lo portò alla morte.

Ai suoi funerali intervennero alte personalità del clero e del laicato, dalla città e anche da lontani centri della diocesi, ma soprattutto era largamente rappresentata la Valle Trompia. Il Clero di Pezzaze era presente al completo. Al completo erano presenti le Giunte Municipali di Pezzaze e Pezzoro, ad esempio.

Passarono gli anni, eppure il ricordo di Don Omobono rimase molto forte tra gli abitanti di Manerbio. Si dice che in tutte le famiglie ci fosse un suo ritratto esposto.

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