Innamorati del territorio

Valtrompia, raccontami una storia

 

C’era una volta…, ed ecco si fa silenzio e tutti i visi sono intenti ad ascoltare.

Avveniva così un tempo quando si raccontavano ancora i racconti. Il narratore tesseva avventure di eroi, maghi, esseri spettrali e descriveva imprese mirabili per conquistare tesori nascosti. Gli uditori seguivano la narrazione, sospesi tra timore e speranza, schierandosi con l’uno o con l’altro dei protagonisti.

 

 

Ora i mostri, i giganti sono messi in fuga dai moderni mezzi audiovisivi e le storie non su raccontano quasi più. Sono passate nei libri come esercizio letterario o ricerca erudita di folklore popolare. Nei nostri piccoli paesi dell’Alta Valle Trompia, però, quando uno comincia a raccontare “C’era una volta…” tutti sono attenti.

Ho provato anch’io il fascino dei racconti ascoltati le sere fuori, al chiaro di luna in estate, e davanti al fuoco acceso l’inverno. I nonni, gli zii, ma anche vicini di casa venivano ad allietarci con storie prima che andassimo a dormire e gli adulti si mettessero a giocare a briscola. E mi sono resa conto che non servono solo a divertire, a spaventare, a passare il tempo. Sono anche un mezzo efficace per custodire e trasmettere i valori culturali dei nostri paeselli.

 

 

Da sempre le storie, favole, racconti e fiabe sono vicende fantastiche narrate per divertire, spaventare ed insegnare a vivere. Gli uditori si sentono coinvolti nel racconto e partecipano ai successi e alle disgrazie degli attori con esclamazioni di gioia o di delusione. Ma dietro il velo delle immagini le storie rappresentano la vita come è o come dovrebbe essere. Allora il narratore diventa un maestro di vita. Di solito, il narratore era un anziano: ci vuole esperienza della vita, la conoscenza delle tradizioni e una certa autorità per insegnare agli altri. Le storie venivano, come già scritto precedentemente, raccontate ordinariamente la sera, attorno al fuoco che raccoglieva grandi e piccini e ricreava la giusta atmosfera. Per tenere avvinto l’uditorio, il narratore dava via libera alla fantasia: azioni assurde, imprese impossibili, personaggi di altri tempi non lo spaventavano. Idee e immagini venivano prese dall’ambiente che lo circondava e dalla vita della sua valle. Molti racconti valtrumplini offrivano l’immagine di un mondo alle prese con le forze della natura, con le belve dei boschi, con gli spiriti vaganti e con il potere delle streghe onnipresenti.

 

 

 

 

Il narratore, per tenere attenti gli uditori, giocava anche sulla forma del racconto. Talvolta ricorreva al dialogo invitando i presenti a dare un giudizio sui personaggi o a trovare l’insegnamento del racconto, a volte iniziava con un aforisma che anticipava la conclusione morale del racconto e veniva ripetuto come ritornello da imprimere nella memoria. Nel repertorio valtrumplino troviamo racconti in forma di indovinello la cui soluzione è chiesta agli uditori, vi sono racconti cantati che narrano di imprese dei mitici eroi della Valle. Accadeva pure di sentire versioni differenti dello stesso racconto perché il narratore, restando fedele allo schema fondamentale della storia, aggiungeva abbellimenti e particolari nuovi adattandolo alle circostanze locali. Così la storia era sempre viva e attuale.

 

 

 

Dovendo principalmente insegnare qualcosa per la vita, le storie avevano per protagonista sempre l’uomo, anche quando erano di scena gli animali. Questi non erano che la controfigura dell’uomo, ne riflettevano la virtù e i difetti, le tribolazioni, i fallimenti e i successi.

 

 

Per noi oggi le storie e i racconti sono un invito a conoscere l’anima delle popolazioni che le trasmettono. Possiamo ammirarvi la loro fantasia, la concezione del mondo e della vita, i costumi talvolta molto diversi dai nostri. Vi troviamo la saggezza accumulata da secoli di esperienza e operante ancora oggi con i suoi aspetti positivi e i suoi limiti.

Così, attraverso i racconti valtrumplini, possiamo conoscere e ammirare gente considerata “primitiva” secondo i nostri parametri, per noi che spesso la guardiamo con occhio superficiale, mentre è gente che ha vissuto, amato, sofferto come noi, ed è stata anche capace di darci buoni consigli!

 

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