Innamorati del territorio

Furbizia e fortuna

 

In una cascina sulle montagne di Irma, abitavano due fratelli. Essi vivevano bene, anche se il loro lavoro di pastori era abbastanza faticoso. Uno si chiamava Carlo e possedeva cento pecore, l’altro Amadio e ne aveva solo cinque. Intorno alla cascina vi erano estesi prati dove le pecore, ogni giorno, andavano a pascolare e Amadio, nonostante il ridotto numero di animali in suo possesso non si lamentava del suo lavoro.

Un giorno le cinque bestie del poveretto si ammalarono e in breve tempo morirono.

Amadio, nonostante la fortuna avversa, non si perse d’animo e pensò di vendere le pelli.

Scorticò le pecore, mise a seccare le pelli e una mattina si avviò verso il mercato con la sua merce sulle spalle.

Se ne andava tranquillo, strada facendo passò davanti a una cappella dedicata a S. Antonio. Nella raffigurazione il Santo appariva con le braccia aperte e le dita di una mano che indicavano il numero tre (segno per benedire indicante la Santissima Trinità).

 

 

Amadio chiese a Sant’Antonio se volesse comperare le pelli delle sue pecore. L’immagine, come è ovvio, restò immobile e, senza rispondere rimase con le tre dita aperte. Amadio fissò il Santo e rivolto alla sua immagine disse che gli avrebbe lasciato le cinque pelli e che sarebbe tornato l’indomani per vedere se ne avesse aumentato il prezzo. Il giorno dopo, al sorgere del sole, il pastore, giunto alla cappella, vide che le pelli erano sparite e che il Santo stava ancora con le tre dita aperte Tremendamente deluso il nostro povero Amadio, in un impeto d’ira, si scagliò contro la cappella che, ormai da tempo in precarie condizioni di stabilità, crollo rovinosamente. L’uomo, con grande meraviglia, scorse fra i detriti una cassetta che, aperta, si rivelò colma di marenghi d’oro. Amadio, al colmo della contentezza, si diresse verso casa con il suo denaro. Arrivato alla cascina disse al fratello: “Guarda quanti soldi ho guadagnato con cinque pecore!”. Carlo pensò “Se lui ha guadagnato tanti soldi con le pelli di cinque pecore, chissà quanti ne guadagnerò io con quelle di cento!”. Decise di ammazzare tutte le sue bestie e di portare le pelli al mercato.

In pochi giorni Carlo ammazzò i suoi animali, li scorticò e ne mise a seccare i manti lanosi. Un mattino, pregustando il grosso guadagno, si avviò al mercato. Qui giunto, vendette tutte le sue pelli non riuscendo però ad incassare un centesimo in più del loro prezzo corrente.

 

 

Deluso pensò che il fratello lo avesse imbrogliato e decise di vendicarsi. Lungo la strada escogitò un piano per sbarazzarsi di lui; fra le molte soluzioni possibili, decise di buttarlo dal ponte di Aiale. Arrivato alla baita trovò il fratello che dormiva, lo stordì con un colpo ben assestato e lo rinchiuse in un sacco. Iniziava a calare la sera, ma Carlo non perse un minuto, si caricò in spalla il pesante fardello e si diresse verso il ponte.

Giunto ad Aiale (frazione di Pezzaze) aveva molta fame e decise di cenare nella trattoria che abitualmente frequentava. Il povero Amadio, ormai ben sveglio e chiuso nel sacco depositato nel cortile della locanda, si mise a gridare a gran voce: “Non voglio sposare la figlia del re, non voglio sposare la figlia del re!”. Un pastore che stava transitando con il suo gregge e aveva deciso di fermarsi alla locanda per bere un bicchiere, sentite le urla del povero disgraziato, disse: “La sposo io la figlia del re!”

Liberato Amadio dal sacco, pensando al prossimo regale matrimonio, credendosi benedetto dalla fortuna, vi si infilò di persona.

Amadio, dopo aver legato il sacco, si mise a capo del gregge e si diresse verso casa. Il fratello Carlo, nel frattempo, aveva finito di mangiare. Uscì dalla locanda, si caricò del voluminoso sacco e giunto sul ponte lo gettò nel fiume senza rendersi conto dell’avvenuta sostituzione.

Soddisfatto del lavoretto, tornò a casa, dove esterrefatto trovò il fratello che felice gli disse: “Guarda quante pecore ho trovato nel fiume!”

L’ignaro Carlo, rosso dalla rabbia e dall’invidia, senza sostare un minuto nella cascina, ritornò al fiume Mella nella speranza di trovare, tra i gorghi rigogliosi, pecore e guadagni.

Nel fiume a breve distanza dal ponte di Aiale, venne trovato annegato il mattino seguente.

(Tratto dal libro Sei storie Valtrumpline curato da Pierantonio Bolognini)

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