Innamorati del territorio

Gli gnocchi di Sant’Antonio

 

Raccontava una sera la nonna che molto, molto tempo fa un gruppo di donne aveva l’abitudine di ritrovarsi la sera nella stalla di una cascina nei dintorni di Pezzaze, per filare la lana. La stalla era tiepida, e alla compagnia non mancavano certo parole per rendere più allegro e meno faticoso il lavoro.

Una sera, mentre fusi e arcolai erano in piena azione, una donna accompagnando la propria esclamazione con un profondo sospiro, disse: “Ho una fame tremenda, mangerei un pollo intero!”. Un’altra (i tempi non dovevano essere grassi davvero) aggiunse: “Ed io allora che è da stamattina che non assaggio un pezzetto di pane?”. In coro anche le altre sostennero che l’appetito non mancava sicuramente.

Lanciato lo stimolo non ci si potè più trattenere, tanto dissero e tanto fecero che decisero di preparare una gustosa marmitta di gnocchi. Ogni donna indossò il proprio pesante scialle di lana nero e si diresse alla propria casa dove in non poco tempo, chi spigolando nella madia, chi raspando gli stampini del burro, riuscì a reperire il necessario per il lauto banchetto.

Riunitesi, si ritirarono nella cucina dove presero il basgiot e, dopo essersi rivoltate le maniche, spronate dalla fame, che non era sicuramente venuta meno, ma anzi…, si misero al lavoro. Una con il mattarello lavorava l’impasto, l’altra tagliava le strisce, altre davano forma agli gnocchi mettendoli poi a cuocere nell’acqua che bolliva dentro il parol da tempo sul camino. Quando finalmente tutto fu pronto e ben cotto, i gustosi gnocchi vennero versati nel basgiot e tutte le donne, quasi in corteo, rientrarono nella stalla, pregustando l’appagamento successivo. Ma, in ogni storia c’è un ma… (questa volta in pantaloni).

Un gruppo di uomini, parenti e conoscenti, da tempo spiava quell’andirivieni, il profumino degli gnocchi che non poteva sicuramente lasciare indifferenti nemmeno i benintenzionati (ed è da dimostrare che questi signori lo fossero) suggerì loro un “diabolico” piano per appropriarsi del manicaretto.

Mentre, infatti, le donne stavano per iniziare ad assaggiare i primi deliziosi gnocchi, uno degli uomini era salito sul tetto della stalla, attraverso un buco calò la sua gamba nuda esclamando a gran voce: Fomme del basgiot, nì a dormèr che l’è mezanòt, idif chesta gamba bianca? L’è Sant’Antone dèl porsel e dè la barba bianca (Donne della marmitta andate a dormire, è mezzanotte: vedete questa gamba bianca? E’ Sant’Antonio che ve lo comanda!).

 

 

Le donne spaventate da quella decisa intimidazione che doveva essere virtualmente pronunciata dal Sant’Antone dèl porsel e dè la barba bianca, protettore di tutti gli animali e delle stalle, tenuto in altissima considerazione da tutti i contadini, si diedero senza alcuna esitazione alla fuga.

Gli uomini, sghignazzando, entusiasti della riuscita del loro arguto piano, divorarono la saporita pietanza.

(Tratto dal libro Sei storie Valtrumpline curato da Pierantonio Bolognini)

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