Castel Vanil – Località di Pezzaze
COSA VEDERE
Castel Vanil
A quota 1200 mt di altitudine si osservano i ruderi di questo antico castello, che dominava la valle di Pezzaze e quella di Meola a monte di Bovegno.
Il termine Castèl è molto diffuso nella toponomastica locale, spesso indica, non solo l’eventuale presenza di un’antica fortificazione, ma anche un’evidenza orografica o un gruppo di abitazioni che sovrastano una determinata area.
Nel caso del Vanìl, la definizione si riferisce ai ruderi che vi sorgono da tempo immemorabile. Si tratta di un terrapieno in parte franato, sostenuto da muri a secco e avente nel centro un tumulo alto alcuni metri. Nonostante la vegetazione ricopra ogni cosa e l’intervento umano abbia smantellato e riutilizzato alcune porzioni di muraglia per l’edificazione di vicini roccoli o cascine, gli imponenti ruderi sopravvissuti possono ancora farci intuire l’approssimativo profilo della costruzione.
Si tratta di un terrapieno ellittico, del diametro massimo di 20 metri e minimo di 10 metri al quale si può accedere attraverso un sentiero che lo attraversa in direzione Nord Sud, biforcandosi per aggirare il tumulo centrale; tale struttura pur essendo interamente franata nella parte occidentale, possiede ancora una buona porzione del muraglione di sostegno del settore Est, che risulta essere alta in alcuni tratti più di un metro e 50 centimetri.
Una porzione del tumulo centrale appare vistosamente incavata, sul lato ad Est non si sa bene se a causa di scavi clandestini o di semplice sottrazione di materiale da costruzione, ma l’altezza del tumulo, nella sua parte più alta supera i due metri. Purtroppo le testimonianze archeologiche ufficiali, ci forniscono vaghi accenni su questo sito; la Carta archeologica della Lombardia riporta solamente la presenza di strutture murarie attribuibili ad insediamento preistorico; mentre il Catalogo del materiale della collezione Cotelli, riferisce del ritrovamento nel 1978/79 di un chiodo in ferro e un coppo sotto il castello Vanile.
Ma cosa è un castelliere? Innanzitutto bisogna specificare che il termine Castelliere, già usato nel medioevo, non va confuso con il Castrum romano o il Castellum medievale. Infatti questi ultimi sono costruzioni fortificate o più costruzioni facenti capo a un castello chiuso dentro le mura. Il castelliere è invece una grossa cinta difensiva costruita da popolazioni vissute nell’età del bronzo, (tra il 1900 e il 900 a.C.). Questi si sviluppavano su superfici variabili, ma generalmente rinchiudevano uno spazio tra i 200 e i 1000 metri quadri. Poco si conosce delle genti che li edificarono, c’è chi li identifica con i Celti, chi con altre popolazioni che invasero a più riprese la penisola, sono però testimonianza di una civiltà prevalentemente stanziale, basata su un’economia agricolo-pastorale.
Certo è il fatto che queste popolazioni scomparvero o vennero completamente assimilate, con l’apparizione dei primi avamposti romani, intorno al 600 a.C.
Dalle ricerche risulta che proprio in quel periodo cessò la frequentazione continuativa e di massa dei castellieri. Vi erano castellieri di dimensioni ridotte, adibiti a posto di osservazione e difesa e di dimensioni maggiori, che potevano ospitare anche un intero villaggio; il caso di Castèl Vanìl, è probabilmente riferito alla prima tipologia, dimostrata oltre che dalle dimensioni ridotte del complesso, anche dalla posizione strategica che favorisce il contatto visivo sia con gli abitati di Bovegno Castello che di Ludizzo, oltre che con il sottostante abitato di Pezzaze.
Con l’Impero Romano i castellieri vengono abbandonati o al massimo utilizzati come ricovero di animali o cave di materiale edile, e mentre il medioevo porterà la costruzione di altre torri, all’interno dei paesi (Ludizzo Mondaro Bovegno) piano piano i castellieri si sono amalgamati con il paesaggio, rimanendo appena distinguibili da quella che è la realtà geologica circostante e di Castèl Vanìl rimase solo un ricordo e una traccia toponomastica sulle mappe.