Innamorati del territorio

Oltre le tracce dei primi sciatori

 

Una strana estate questa del 2020, un’estate senza i viaggi all’estero che connotano le mie estati, eppure fantastica dal punto di vista dell’approfondimento della conoscenza del MIO amato territorio: l’Alta Valle Trompia!

E’ martedì 11 agosto, sveglia alle 6,30, come sempre, e dopo aver fatto le solite attività mattutine mi viene un’idea: perché non sfruttare queste meravigliose giornate di sole camminando nella natura?

Subito mi viene in mente la recente pubblicazione del Giornale di Brescia intitolata In cammino con i nostri antenati. Itinerari alla scoperta delle strade storiche bresciane. Vado a vedere il volume 2 che tratta di camminate in Valle Trompia. Sfogliando le interessantissime pagine, arrivo a pagina 31, il percorso intitolato Sulle tracce dei primi sciatori.

Lo leggo, molto interessante… L’autore racconta come lo sci in Valle Trompia arrivi nel primo dopoguerra in Maniva, a Pezzoro e in Vaghezza. Vista la difficoltà di spostarsi, Vaghezza era una meta facilmente raggiungibile in giornata grazie al tram che arrivava a Tavernole (stiamo parlando del 1923…). Solo con il secondo dopoguerra la Vaghezza diventò una vera e propria località turistica non solo invernale grazie alla realizzazione della strada provinciale costruita nel 1942, in pieno conflitto mondiale.

Andando avanti con la lettura, nella parte dedicata alla descrizione del percorso, mi viene in mente la spiegazione approfondita che tempo fa mi aveva fatto il mio guru delle camminate, Luigi Maffina.

Basta poco per convincermi: oggi farò questo percorso, allungandolo un poco e partendo, a piedi, da Lavone, Frazione di Pezzaze.

Lascio la mia auto al parcheggio nella Piazza denominata dai locali De Grilli dove ci sono due splendide fontane e mi avvio alla volta della Località Rebecco, dove è stato recentemente restaurato un complesso che mantiene intatte le caratteristiche dell’edilizia rurale e dove è stata creata la Rebecco Farm.

 

 

 

 

Appena qualche metro dopo questo magnifico borghetto, sulla sinistra parte un sentiero, direzione Località Palazzine, un tracciato a me già noto avendolo percorso tre anni fa con il mio compagno storico di camminate per raggiungere il Castello della Pena e il Dosso dell’Asino. Seguo questa VASP (Strada agro-silvo-pastorale n. 15 Palazzina Poia) fino a raggiungere la strada provinciale che sale da Tavernole s/M a Marmentino. Proseguo sulla strada asfaltata e sotto un caldo sole fino al tornante successivo (circa 1 km) e da lì mi dirigo verso la Valle delle Melle e passo davanti al Molino, costruzione storica mantenuta intatta, appena inaugurata con la nuova gestione (1 agosto 2020) dove è possibile passare giornate scoprendo la natura, cultura e gastronomia del territorio. Si dice che qui nei primi anni del ‘900, il Mugnaio che gestiva il Mulino il primo giorno in cui il sole illuminava il mulino a primavera preparasse gli gnocchi e li offrisse a tutti quelli che passavano da qui.

 

 

 

Visto che tre anni fa avevo seguito una strada molto ripida per raggiungere la frazione Ville di Marmentino, decido di proseguire fino in fondo alla valle. Arrivata qui, dove ci sono un agglomerato di case, salgo per la mulattiera che mi porta ad attraversare boschi ombrosi e meravigliosi prati verdi fino alla Fonte Canal del Merlo, dove mi rinfresco un po’ bevendo quell’acqua fresca e cristallina. Ma c’è ancora tanta strada da fare, così continuo la mia camminata fino a trovarmi alla Cascina Marecc, definita dai locali come quasi un museo della vita contadina: che incanto. Già con quanto ho visto fino a questo momento sono sazia di bellezze, cosa mi riserverà il resto del percorso?

Proseguendo nel bosco ceduo mi trovo al Dos Bas (Dosso Basso) dove hanno pensato bene di creare un’area pic nic in compagnia di Biancaneve e i 7 nani: complimenti per l’idea, tornerò con le mie nipotine!!!

Sono già a 760 mt.l.m. ma non ho raggiunto ancora la prima tappa, quindi mi velocizzo e percorro il restante tratto di strada fino a di Ombriano, dove faccio un’altra sosta per rinfrescarmi e bere un po’ di acqua alle due fontane presenti in questa frazione. Ci voleva proprio!!!

Continuo il mio tour passando davanti alla chiesa di San Rocco, costruita dopo la peste del 1576 e rimaneggiata più volte nei secoli XVIII e XIX e arrivo sulla strada provinciale dove giro a sinistra e proseguo per circa 200 mt dove sulla destra c’è una strada asfaltata che sale: è via Piazzuole che porta ad un piccolo agglomerato di case.

 

 

Dopo circa 300 mt la strada finisce e sulla sinistra inizia, chiusa da una sbarra, la VASP n. 18 di Cariasso. La percorro e attraverso un’abetaia fino ad arrivare ad un crocevia. Continuando sulla strada finora percorsa cementata in discesa, raggiungerei il Santellone nella frazione Dosso, da dove parte la strada asfaltata per raggiungere la Vaghezza in automobile. Invece giro subito a destra, su un tracciato più stretto sterrato che percorro fino a giungere alla Località Lazzaretto un magnifico prato ben curato che si apre nel bosco dove si erge un’edicola votiva costruita nel 1921 a ricordo dei morti di peste del 1576 e del 1630 (quella più nefasta) in quello che, con ogni probabilità, era il lazzaretto della zona, dove venivano confinati, curati e sepolti gli appestati.

Estasiata, riprendo il cammino, mancano ancora una ventina di minuti circa alla meta, alzandomi di quota nella magica faggeta, ricca di ciclamini che emanano una fragranza inebriante e raggiungo infine i primi prati di Vaghezza e un piccolo valico. Superandolo, mantengo la destra e arrivo alla strada asfaltata. Proprio sopra di me noto un bell’immobile con scritto Trattoria Vetta. In realtà scopro che a fine ‘800 era un rifugio (Rifugio Vetta, a 1180 mt s.l.m.). Oggi sembra essere stato adibito ad appartamenti per vacanze. Proseguo verso il “centro”, in discesa e vedo un edificio con scritto Ca’ Fiurida (1162 mt s.l.m.), un ex rifugio incendiato nel 1944 dalle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

 

 

Ridiscendendo la strada asfaltata, mi fermo ad osservare il bellissimo paesaggio che ho intorno, lo sguardo spazia dal Monte Ario, al Monte Muffetto al Monte Crestoso, che meraviglia…

Visto che ci sono, appena passato il parco giochi, devio sulla sinistra e salgo fino alla chiesetta della Madonna delle Nevi, una piccola struttura in legno costruita nel 1938 dal dopolavoro provinciale e consegnata poi alla Parrocchia. E’ stata ricostruita e ampliata con strutture murarie e di ferro e con una vetrata degli anni ’60-’70. Interessante all’interno il polittico degli anni ’30 rappresentante la Madonna della neve con bambin Gesù e, sul lato destro e sinistro un gruppetto di montanari e un gruppetto di escursionisti. Ritorno al parco giochi e poi mi dirigo verso l’area pic nic dove c’è un pannello con indicazioni turistiche. Mi si apre un mondo: guardo l’ora, sono solo le 11,30… Perché non continuare il mio tour invece che ripercorrere la strada fatta?

Ok, decido che raggiungerò il Comune di Irma passando da Vezzale…

Percorro la strada prima asfaltata e poi a tratti cementata e sterrata. Poco prima della fine del bosco, noto sulla mia sinistra l’indicazione “Giardino dei Cavalieri di Vaghezza” in mezzo a una stupenda faggeta e abetaia. Interessante, vado a vederlo e mi riprometto che, una volta a casa, raccoglierò informazioni su questo paradiso in terra. Scoprirò che le foto sulla pietra (adibita a lapide) rappresentano Gilberto, Piercarlo ed Ennio: a loro è stato intitolato il “Giardino dei Cavalieri della Vaghezza”, uno spazio adibito a ristoro, ristrutturato e riqualificato nel 2016. In questo modo i cavalieri del ranch Vaghezza hanno voluto ricordare i loro amici e parenti, uniti dall’amaro destino di una morte prematura e dall’amore verso la Vaghezza ed i loro animali.

Proseguendo ora in mezzo ad un grande prato, sempre mantenendo la sinistra, arrivo ad un crocevia. La prima strada a destra porta a una cascina sovrastante, appena dopo, sempre sulla destra, c’è una strada in leggera discesa. Questa porta in Valle Sabbia (Odeno, Avenone, Livemmo) e sicuramente la percorrerò prima o poi.

 

 

Io continuo per pochi metri rimanendo sulla sinistra e leggo il cartello Passo delle Piazze, 1222 mt s.l.m. Da qui, sulla destra, sale un sentiero molto ripido che porta alle Scale dell’Ario (una serie di tornanti tra vecchi abeti rossi e faggi, a Pian del Bene di Sopra e al Monte Ario. Visto il mio abbigliamento non proprio da montagna (scarpe da ginnastica e pantaloncini), decido di continuare il mio percorso ed entrare in piano in un bosco chiamato valle dei Peri. Anche in questo caso mi trovo in un bosco misto, costituito soprattutto da faggi e abeti rossi, con qualche carpino e sambuco. Mi mantengo sempre sulla VASP n.17 Strada della Romasca, e, quando, poco più avanti, su una leggera curva trovo una strada che si stacca verso sinistra, io mantengo la destra. Entrambi i sentieri portano a Vezzale (o Vizzale), ma quella che faccio io è la più bella, la più frequentata e la più lunga.

Proseguo fino ad arrivare ad un “ponticello” in cemento che attraversa un rigagnolo, poco più avanti, sulla sinistra, c’è un sentiero che decido di percorrere. In realtà potrei mantenere la destra e dopo una salita molto ripida arriverei alla strada cementata e, scendendo sulla sinistra, mi troverei comunque al faggio monumentale dove sbuca il sentiero che ho preso io. Questa scorciatoia è riconoscibilissima in quanto c’è un pino crollato che ostruisce la strada.

 

 

Una volta arrivata alla strada sterrata, esco dal bosco e scendo verso sinistra nei pressi di malga Croci. Volgendosi indietro è possibile godere una bella vista del percorso già effettuato e delle pendici del monte Ario, irte di rupi e forre. Scendendo per un paio di tornanti si abbandonano i prati e si rientra nel bosco, qui è possibile arrivare ad Irma scendendo lungo le VASP N.18 Vezzale-Confine e VASP n. 20 Valle del Peri.

 

 

Giunta a Irma, mi riposo sorseggiando dell’acqua fresca alle due fontane, giro per il borgo ed infine mi accingo a percorrere la strada provinciale che mi porterà prima ad Aiale (anch’essa frazione di Pezzaze) e poi a Lavone, dove ho lasciato l’auto.

Dopo più di 24 km immersi nella natura e dopo aver visto anche un bes bastoner (serpente biacco nero) che attraversava tranquillamente la strada disturbato dal rumore delle mie racchette, rientro a casa soddisfatta e felice pronta a ripetere questo bel percorso in altri periodi dell’anno e con variazioni.

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